La prima valutazione di efficacia con la TAC o altri test viene eseguita dopo circa due o tre mesi dall’inizio della terapia.
Nel caso in cui si verifichi una stabilizzazione oppure riduzione del volume delle lesioni, il segnale per il paziente è molto buono in quanto il tumore prima della terapia stava crescendo ed ora risulta fermo o ha invertito la marcia. In queste condizioni vale il principio che “squadra che vince non si cambia” e si continua la stessa terapia. FIGURE 17,18,19
Le implicazioni dei diversi gradi di riduzione delle dimensioni delle metastasi sono intuitive: più c’è riduzione, maggiori sono le probabilità che prima della ricrescita del tumore passi molto tempo e che al momento della ricrescita, questa avvenga in maniera meno aggressiva e veloce come effetto della terapia precedente.
Se invece, da questa prima valutazione, risulta che la cura non ha effetto ed il tumore invece di fermarsi o ridursi continua a crescere, occorre cambiare la terapia, FIGURA 19.
Quindi due o tre mesi dopo l’inizio delle terapie i medici possono essere un po’ più precisi nel prevedere che cosa succederà nel futuro prossimo. Infatti se c’è una risposta, è ben difficile che nell’arco di pochi mesi la malattia prenda una brutta piega. E questo non si poteva sapere prima dell’inizio delle cure. La risposta alle terapie è uno dei determinanti maggiori della prognosi generale, cioè di come andranno le cose. Se invece c’è progressione, la situazione è decisamente più preoccupante, FIGURA 17.
Negli ultimi 4 anni i progressi compiuti dalla ricerca si sono tradotti in percentuali di risposta (cioè riduzione del tumore dopo terapia) molto più alte che in passato. In certi tumori dove fino a pochi anni prima le probabilità di ottenere una risposta erano non più del 20% con durata di vita media nella fase avanzata di 12-24 mesi, ora le probabilità di risposta sono intorno al 50% con un’attesa di vita media di 3 -5 anni e più.