C’è una ricaduta locale operabile

La ricaduta locale si può spiegare con la non completa eliminazione del tumore durante il primo intervento chirurgico. Questo è possibile anche in presenza di un’intervento chirurgico che descriveva accuratamente una resezione R-0, cioè una rimozione completa. FIGURA 6. (L’INTERVENTO CHIRURGICO)

 

Fig. 6 I tre possibili esiti dell’intervento chirurgico sul tumore Il tumore è rappresentato dall’immagine nera con prolungamenti irregolari. Il taglio del chirurgo al momento dell’intervento è rappresentato dal quadrato. R-0= nessun residuo tumorale dopo l’intervento; R1= residuo tumorale microscopico dopo l’intervento; R-2= residuo tumorale grossolano, dopo l’intervento.

Se i margini del tumore asportato, analizzati al microscopio, erano liberi, perché il tumore si riforma nella stessa sede?

La spiegazione sta nel fatto che il tumore maligno non cresce come un nodulo regolare aggiungendo strati su strati; come fosse una cipolla. Cresce invece con tante propaggini irregolari sul suo contorno. A volte queste sono sottilissime ed invisibili ad occhio nudo e possono sfuggire all’osservazione al microscopio. Poiché queste propaggini possono estendersi per parecchi centimetri, è possibile che microscopici residui rimangano in sede; anche se, “per essere sicuri”, intorno ad un tumore si asporta uno strato di tessuto sano di 1 o 2 centimetri. FIGURA 16

 

Fig. 16 La diversa forma e diversa crescita di un tumore benigno ed uno maligno: il rischio di lasciare residui locali nei tumori maligni Il motivo per cui a volte i tumori maligni asportati in modo apparentemente completo si riformano nello stesso punto dove sono stati rimossi è l’irregolarità della forma e della crescita del tumore maligno che a volte può avere dei prolungamenti ben oltre il taglio fatto dal chirurgo.


Uno, due o 5 anni dopo, questi piccoli residui possono dare luogo a nuove masse tumorali; nella stessa sede dove era stato asportato il tumore originariamente.

In caso di ricaduta locale, la speranza di guarigione è legata principalmente a due fattori:

  1. Che nell’arco di tempo che va dall’intervento sul tumore primitivo alla ricaduta non siano state disseminate metastasi a distanza. E questo viene subito verificato per quanto possibile con gli esami di stadiazione (TAC PET risonanze ecc).
  2. Che la recidiva locale sia limitata e quindi ancora asportabile. Se il problema è localizzato, dovrebbe essere sempre rimovibile in teoria. Di fatto purtroppo in tante occasioni non è così per la vicinanza di organi vitali che non possono essere asportati chirurgicamente.

 

Nel caso di una recidiva locale sulla mammella residua precedentemente operata con mastectomia parziale, è facilmente comprensibile che l’asportazione dell’intera mammella residua possa dare ottime speranze di guarigione.
Diverso è il caso di tumori a polmone, stomaco, vescica, utero, retto. In questi casi, già l’asportazione del tumore primitivo fu fatta con grande sacrificio di tessuti e strutture vicine; e la recidiva locale il più delle volte non lascia spazio ad ulteriori interventi chirurgici. Nè serve eliminarne solo una parte (cosiddetta resezione R-2) FIGURA 6, perché rapidamente la parte di tumore non rimossa rigenererebbe subito. A volte, anzi, questa resezione incompleta produce un’accelerazione della crescita del tumore in quanto il taglio del bisturi favorisce il rilascio di tanti fattori di crescita per il tumore stesso.

Vale la pena consultare team molto esperti in casi di ricadute locali “difficili”. Ci si gioca la possibilità della guarigione, anche se rara. I chirurghi insieme a radioterapisti ed oncologi considerano tutte le strade possibili per eliminare completamente la recidiva.

Se questo non è possibile, il tumore potrà solo essere controllato temporaneamente; ma purtroppo col tempo progredirà e si diffonderà agli altri organi.

Mappa del sito

Per garantirti un esperienza migliore del nostro sito web utilizziamo i cookie. Per maggiori dettagli o per gestire il consenso clicca qui.